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Cosa sono i dati aperti (open data)?

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Ma cosa sono questi open data di cui si occupa questo manuale? In particolare, cos’è che rende aperti i dati e di quale tipo di dati stiamo parlando?

Cosa si intende per “aperto”?

Il presente manuale si occupa dei dati aperti, ma cosa sono esattamente i dati aperti? Per i nostri fini i dati aperti sono quelli che rientrano nella Open Definition:

lauranewman I dati aperti sono dati che possono essere liberamente utilizzati, riutilizzati e ridistribuiti da chiunque, soggetti eventualmente alla necessità di citarne la fonte e di condividerli con lo stesso tipo di licenza con cui sono stati originariamente rilasciati.

La full Open Definition spiega nei dettagli cosa questo significhi. Gli aspetti più importanti sono:

  • Disponibilità e accesso: i dati devono essere disponibili nel loro complesso, per un prezzo non superiore ad un ragionevole costo di riproduzione, preferibilmente mediante scaricamento da Internet. I dati devono essere disponibili in un formato utile e modificabile.
  • Riutilizzo e ridistribuzione: i dati devono essere forniti a condizioni tali da permetterne il riutilizzo e la ridistribuzione. Ciò comprende la possibilità di combinarli con altre basi di dati.
  • Partecipazione universale: tutti devono essere in grado di usare, riutilizzare e ridistribuire i dati. Non ci devono essere discriminazioni né di ambito di iniziativa né contro soggetti o gruppi. Ad esempio, la clausola ‘non commerciale’, che vieta l’uso a fini commerciali o restringe l’utilizzo solo per determinati scopi (es. quello educativo) non è ammessa.

La ragione fondamentale per cui è importante chiarire il significato di “aperto” e del perché utilizzare proprio questa definizione, può essere identificata in un termine: interoperabilità.

L’interoperabilità è la capacità di diversi sistemi e organizzazioni di lavorare insieme (Inter-operare). In questo caso, è la capacità di combinare una base di dati con altre.

L’interoperabilità è importante perché permette a componenti diverse di lavorare insieme. L’abilità di rendere ciascun dato un componente e di combinare insieme vari componenti è essenziale per la costruzione di sistemi sofisticati. In assenza di interoperabilità ciò diventa quasi impossibile – come nel mito della Torre di Babele, in cui l’impossibilità di comunicare (e quindi di Inter-operare) dà luogo a un fallimento sistemico della costruzione della torre.

Nel caso dei dati ci troviamo in una situazione simile. Il punto cruciale di un bacino di dati (o linee di codice) accessibili e utilizzabili in modo condiviso è il fatto che potenzialmente possono essere liberamente “mescolati” con dati provenienti da fonti anch’esse aperte. L’interoperabilità è la chiave per realizzare il principale vantaggio pratico dell’apertura: aumenta in modo esponenziale la possibilità di combinare diverse basi di dati, e quindi sviluppare nuovi e migliori prodotti e servizi (questo tipo di vantaggi sono esaminati in dettaglio nella sezione sul ‘perché’ fare open data)

Fornire una chiara definizione di apertura assicura che sia possibile combinare dataset aperti provenienti da fonti diverse, evitando una nostra “Torre di Babele”: molti dataset, ma senza la possibilità di combinarli insieme in sistemi più ampi, dove si trova il vero valore dell’operazione.

Di quali dati stiamo parlando?

Abbiamo già visto esempi di dati che sono stati o che possono diventare aperti, e altri ne incontreremo in seguito. È comunque utile delineare per sommi capi quali tipi di dati sono aperti, o potrebbero diventarlo e, cosa altrettanto importante, quali non sono adatti per essere aperti.

La questione centrale è che nel momento si decida di rilasciare dati in formato aperto, ci si concentri su dati non personali, quelli cioè che non contengono informazioni su singoli individui.

Allo stesso modo altre categorie di dati pubblici non possono essere aperte per ragioni di sicurezza nazionale.